Test Drive: alla guida della Lotus Emira 2.0 AMG lungo la litoranea delle Cinque Terre
Ho avuto modo di guidare la Lotus Emira nella variante con motore 2.0 litri di origine Mercedes‑AMG partendo dal porto di Mirabello alla Spezia; un contesto perfetto per apprezzare quanto questa vettura riesca a coniugare la tradizione Colin Chapman – compatta, leggera, aerodinamica – con una concreta fruibilità su strada pubblica. Il percorso si snodava dalla banchina del porto, dove la Emira non sfigurava accanto agli yacht, fino ad abbracciare la panoramica della litoranea delle Cinque Terre: salite, discese, tornanti incisi nella roccia e accelerazioni libere dopo staccate spettacolari sul mare.
La meccanica della versione 2.0 AMG è degna del blasone: circa 400 CV e circa 480 Nm di coppia, nelle versioni più recenti. Il cambio è un doppia frizione (DCT) a 8 rapporti, estremamente reattivo. La leva cambio è posta al centro console intelligentemente spostabile verso destra per la cambiata manuale, e la sequenza può essere gestita sia con questa leva che con le palette al volante. Tre modalità di guida (Tour, Sport, Track) permettono di modulare sterzo, risposta motore, cambiata e interventi elettronici.
In azione sulle strade liguri la Emira restituisce esattamente quel DNA Lotus che Chapman auspicava: telaio compatto, altezza da terra minima, peso contenuto – benché non risulti “ultra-minimal” come le Elise del passato, ma anzi più matura e raffinata. Il risultato è che, anche con un “solo” 400 CV, la guida è sorprendentemente divertente e accessibile: in modalità Track lo sterzo diventa più diretto, la cambiata ritardata sottolinea l’arrivo del regime più elevato, e la sensazione è quella di aver già guidato questa vettura, come se fosse un’estensione naturale. In passato certe supercar erano difficili da gestire – troppa potenza, troppo poco equilibrio – mentre qui la Emira sembra facilissima: i margini di controllo sono elevati, il comportamento dinamico rassicurante ma stimolante allo stesso tempo. I numeri raggiunti dalla 2 litri parlano da soli: da 0 a 100 in 4 secondi, e velocità superiore a 290 all’ora sono limiti altissimi per un uso normale della vettura.
Lo sterzo è una delle componenti che mi ha colpito: leggerissimo nel movimento iniziale ma via via più diretto e preciso man mano che la curva lo richiede; in modalità “più sportiva” la vettura taglia la strada con decisione, senza rollio significativo. Le frenate repentine, messe alla prova più volte tra le strette curve che costeggiano la costa, hanno restituito un’impressione “effetto Lotus”: l’auto si ferma in spazi davvero ridotti grazie anche a freni AP Racing (dischi da 370 mm all’anteriore e 350 mm al posteriore) che offrono una modulazione precisa e senza beccheggio marcato.
All’interno la Emira propone un abitacolo raffinato: rivestimenti in alcantara anche sul volante, finiture curate, materiali che non sfigurano rispetto a vetture “premium” di dimensioni maggiori; pur essendo una sportiva pura, si avverte una certa praticità: il vano bagagli principale da circa 208 litri dietro al motore, affiancato da un vano anteriore da circa 151 litri, totalizza circa 359 litri dichiarati. Ciò la rende – per il segmento – più utilizzabile nel quotidiano. Certo, bisogna comunque “scendere” per entrare e lo spazio nell’abitacolo è quello tipico di una sportiva due posti, ma è una Lotus che ha fatto un passo verso la praticabilità, con la Evora che ha fatto da apripista. Note positive anche per comandi, facili da raggiungere e individuare, e strumentazione essenziale ed efficace. L’uso come vettura quotidiana, insomma, è ammissibile.
Non mancano però i difetti congeniti di questa tipologia: la bassa altezza da terra fa sì che la vettura sia molto sensibile ai dislivelli improvvisi, alle buche e al terreno non perfettamente asfaltato – proprio rientrando da uno spiazzo laterale verso la strada principale, ho lievemente urtato nella zona inferiore. Nessun danno, ma un avvertimento: questa vettura non è fatta per strade dissestate. Inoltre, non è pensata per quattro posti o per bagagli voluminosi: se cercate spazio siete fuori target, e la Emira è destinata a un automobilista assolutamente specifico. Il suono nell’abitacolo è persino contenuto per la categoria, ma soprattutto nelle modalità di guida più estreme probabilmente è quello che vorrete sentire, più dell’impianto stereo. Poi c’è il prezzo: in Italia la versione 2.0, già più che sufficiente per il divertimento alla guida, parte da circa 98.810 €, mentre la versione V6 da circa 113.690 €. Infine, i consumi richiedono il giusto compromesso: sebbene il peso complessivo sia contenuto e la carrozzeria profilata con aperture funzionali, ci si trova comunque di fronte a una sportiva impegnativa -siamo nell’ordine dei 9,2 l/100 km di media.
In chiusura, si può dire che la Emira è l’erede contemporanea delle idee di Colin Chapman: costruita in carbonio (in parte), prodotta a Hethel nel Regno Unito, e non in Cina, a differenza delle crossover e delle elettriche del gruppo Geely come la Emeya, è simbolo di coerenza artigianale. Per le strade della provincia della Spezia, tra il porto di Mirabello e la litoranea delle Cinque Terre, la sensazione è stata quasi quella della perfezione: una supercar compatta, estremamente capace nel misto, raffinata ma senza perdere la sportività. Un grazie a Lotus Italia per l’opportunità; presto torneremo a parlare di altre Lotus in gamma – stay tuned!





























