Passione

Velocità e poesia: le lussuose compagne di D’Annunzio dalla Fiat T4 all’Alfa «Soffio di Satana»

Gabriele D’Annunzio aveva una passione profonda per le automobili, tanto da possederne diverse e di prestigio. Tra le vetture che guidò, c’erano modelli di marchi come Alfa Romeo, Lancia e Fiat. Una delle più famose è la Fiat T4, con la quale fece il suo ingresso trionfale nella città di Fiume nel 1919. Inoltre, nel 1926, il fondatore della Fiat, Giovanni Agnelli, gli regalò una Fiat 509 Cabriolet. D’Annunzio ringraziò Agnelli con una lettera in cui descriveva l’automobile in termini femminili, attribuendole qualità come la grazia, la snellezza e la vivacità di una seduttrice, oltre alla «perfetta obbedienza», una virtù che, scherzosamente, suggeriva essere ignota alle donne. Questa visione dell’automobile come entità femminile è diventata poi una metafora del ruolo che le donne stavano iniziando a giocare nella società: da simboli di fragilità e delicatezza, le auto femminili divennero emblemi di indipendenza e libertà, riflettendo il cambiamento sociale e il crescente movimento per l’emancipazione femminile.

Nel corso degli anni ’30, D’Annunzio ricevette anche una Fiat 524 a cinque posti, considerata un lusso per l’epoca. La sua relazione con le automobili andava oltre la mera guida; esse influenzavano la sua vita artistica, liberando la sua creatività e permettendogli di esplorare il paesaggio italiano. Nelle sue opere, le automobili diventavano strumenti per raggiungere l’essenza spirituale dell’uomo, assumendo una dimensione quasi mistica e poetica.

Alle origini di questa passione ci sono le sue prime automobili: tutto ebbe inizio nel 1907 con una De Dion Bouton, e successivamente ebbe auto di lusso come la Rolls-Royce Silver Ghost e la Mercedes-Benz 28/95, che gli consentivano di viaggiare in grande comfort e velocità, simboli di libertà che riflettevano lo spirito ribelle di D’Annunzio e il suo entusiasmo per la modernità​​​​.

Una storia singolare tra le auto di D’Annunzio ebbe sicuramente l’Alfa Romeo 6C 2300 T, soprannominata «Soffio di Satana» per la sua linea che esprimeva sensazioni di leggerezza: questa vettura rappresentava il fascino per la velocità e la tecnologia che D’Annunzio apprezzava vivamente. Non solo era una macchina che rifletteva il suo stile di vita, ma era anche simbolo del suo rapporto con l’ultima amante, la contessa Evelina Scapinelli Morasso, per cui l’automobile veniva spesso utilizzata per i viaggi da e per Milano.

Dopo la morte di D’Annunzio nel 1938, “Soffio di Satana” fu venduta per coprire i debiti accumulati durante il periodo bellico. La storia dell’auto ha avuto varie svolte, incluso il riapparire in un’asta nel 2017 dove fu messa in vendita con una base d’asta di mezzo milione di euro. Un intervento giudiziario ha poi riconosciuto la vettura come parte inalienabile del patrimonio del Vittoriale, portando al suo sequestro e al ritorno nella storica dimora.

Oltre alla “Soffio di Satana”, D’Annunzio possedeva anche una Isotta Fraschini, un altro marchio di auto di lusso italiano che rifletteva il prestigio e l’eleganza del periodo. Queste automobili, insieme alla citata Fiat T4, possono essere ammirate nel museo “L’automobile è femmina” al Vittoriale degli Italiani, mostrando non solo la storia dell’automobilismo ma anche la profonda connessione tra D’Annunzio, le sue opere e le sue passioni personali