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Cent’anni di Citroën: breve tour su una DS del 1969

Grazie agli amici di Motor1, abbiamo avuto la possibilità di partecipare al Raduno del Centenario di Citroën a La Ferté-Vidame (Eure-et-Loir, Francia): un raduno immenso che contava probabilmente più delle 4.000 vetture storiche previste, con 11.000 collezionisti e 50.000 visitatori. Le Citroën c’erano veramente tutte, dalle centenarie Type A 10HP alle vetture di più recente produzione, passando per le sportive, le novità di gamma, le rarità assolute e le ultime concept car da salone. Mai viste tante vetture della marca tutte insieme: un modo pratico per mostrare come nessun altro marchio abbia una schiera così numerosa di appassionati da tutto il mondo, il «citroenista». Che, in virtù dei modelli della casa, ha sostanzialmente due anime. Quella delle ammiraglie della casa, le vetture sospese e modernissime con sospensioni idropneumatiche e complesse novità tecnologiche e di design, il cui fulcro è sicuramente la «dea» DS, classe 1955. L’altra anima è quella concreta ed essenziale della 2CV, l’auto della mobilità per tutti, essenziale ma confortevole, anch’essa sicuramente testimone di un particolare periodo storico, ma anche «arte di vivere» per molti aspetti ancora attuale. Dal momento che il raduno era però co-organizzato, insieme a L’Aventure Peugeot – Citroën – DS, anche dal Club Amicale Citroën & DS France, le ammiraglie hanno avuto un ruolo centrale nel raduno: e proprio in omaggio alla più rappresentativa di questa anima citroenista, abbiamo scelto di condividere con due amici francesi, padre e figlio, un «Tour de Circuit» su una bellissima Citroën DS del 1969. Non in un luogo casuale: a La Ferté-Vidame c’è un circuito lungo e ben protetto da muri, nel quale dal 1938 Citroën testava le proprie vetture, famoso perché qui furono nascosti i prototipi della TPV, antenata della 2CV. Prima del lancio, dunque, qui vennero provati anche i rivoluzionari prototipi delle DS.

E’ in questo clima di festa e di sensazioni, nel bel mezzo della campagna francese tra Parigi e Le Mans, che abbiamo avuto il piacere di viaggiare da passeggeri in una DS di colore blu, splendida cinquantenne restaurata e conservata in modo maniacale con un livello pari quasi al nuovo. Entrando nella vettura, ci sono innumerevoli richiami alla storia e narrativa di quegli anni, passando da film come Fantomas ai fumetti di Diabolik; la DS però è anche emblema del Novecento, al punto da essere stata nominata come la vettura più moderna del secolo -e la DS degli anni ’50 che ci precedeva nel tracciato dà l’idea di quanto fosse già innovativa la primissima serie del modello, con quelle forme nuove e aerodinamiche di Flaminio Bertoni, modellate come una scultura. Gli interni ci danno un’idea di come fossero concepite le vetture alto di gamma in un’epoca in cui la plastica doveva ancora fare il suo ingresso massiccio nella produzione automobilistica: la plancia scura è sagomata ad ala, con la strumentazione circolare in luogo dei precedenti tamburi, il proverbiale volante monorazza -che speriamo ritorni ancora nelle nuove Citroën grazie alle nuove tecnologie di airbag e di servoassistenza- e l’autoradio, disposta curiosamente all’estremità destra. Il guidatore può arrivare ai controlli della radio, perché la larghezza di un’ammiraglia era ancora perfettamente controllabile: per dare il massimo di confort ai sedili anteriori, squadrati e sagomati come vere poltrone da salotto, le sedute sono affiancate, con regolazioni singole, e il cambio manuale è al volante. Seduti dietro, in un vero e proprio morbidissimo divano di velluto grigio a coste verticali, si capisce come la DS potesse essere a buon diritto una vettura istituzionale: rispetto alle auto attuali, lo spazio per le gambe rimane abbondante, mentre il tetto rastremato e il lunotto avvolgente ci catapultano in uno spazio aeronautico, quasi come se si potesse percepire dall’interno l’originale volume esterno; dietro, la cappelliera, in assenza di poggiatesta, confina a poca distanza dal cofano bombato del bagagliaio, e contiene l’altoparlante della radio, mentre sono state montate le cinture posteriori, come in un’auto moderna. Il rivestimento grigio del padiglione si muoveva appena con il vento, mentre colpiscono le plafoniere laterali, con le cromature, le eleganti maniglie con i pannelli porta sagomati e le maniglie di appiglio centrali; i finestrini, rigorosamente apribili con la manovella, sono sprovvisti di deflettori anteriori, e sono funzionali per l’ingresso di aria dinamica esterna, con una fiancata che disegna un lieve arco convesso semplicemente con l’accostamento delle due portiere. Soluzioni che oggi appaiono interessanti, ma all’epoca sicuramente uniche, e al lancio rivoluzionarie.

Un cenno alle prestazioni stradali. Ovviamente, il Tour de Circuit aveva una finalità turistica, per cui le vetture incolonnate, di epoche veramente diversissime tra loro, viaggiavano di fatto in parata, con pochi slanci in velocità -e dietro di noi, il muso imponente di una Traction Avant. Tuttavia, trattandosi di un circuito di prova, è stato possibile apprezzare la silenziosità, ma soprattutto le qualità dinamiche del telaio DS con sospensioni idropneumatiche: l’effetto, anche superando i tratti sconnessi del tutto o in parte e i dossi in sequenza, è sempre quello di stare sollevati rispetto alla strada, con il corpo vettura che riceve appena gli scossoni del movimento delle ruote, e rimane il più possibile fermo. Le curve e le sequenze di chicane, invece, mostrano come l’assetto morbido significhi anche rollio e beccheggio, che ogni citroenista -e in generale amante di molte vetture francesi dell’epoca- sa esattamente come controllare: le carreggiate strette posteriori, con ruote dalle dimensioni molto più strette delle attuali, garantiscono comunque una guida sui binari, complice anche la moderna -per i tempi- trazione anteriore. Confort assoluto, dunque, con due piccoli nei: un motore che non si rivela mai troppo pronto, e quell’odore di gomma, tessuti e altri materiali che tutti coloro che sono stati bambini negli anni ’60 e ’70 conoscono sicuramente bene, soprattutto nelle giornate calde. La DS ci ha permesso di fare un bel salto indietro nel tempo, grazie agli amici collezionisti francesi: rimane una «dea» che, nonostante l’evoluzione tecnologica, potrebbe anche non essere mai superata.