Test Drive

Test Drive: Tazzari Minimax, Minimax Cubo e Zero 4 OpenSky Sport, da Imola i quadricicli elettrici tra sportività e artigianato

La notizia dell’uscita di una nuova moto elettrica, la Italian Volt Lacama, che proveremo non appena disponibile, ha acceso la nostra curiosità sul gruppo Tazzari che la produrrà, e quindi sugli attuali veicoli a quattro ruote di Tazzari EV. Come VirtualCar.it, conosciamo le elettriche di Tazzari fin dal 2009, avendo già testato la Tazzari Zero al’epoca della presentazione: una citycar «tutto dietro» che riusciva ad essere molto divertente nella guida, non solo per le prestazioni dell’elettrico —in gran parte in quel periodo ancora da esplorare, ma anche per la sincerità del telaio e dell’assetto.

E’ stato quindi un piacere visitare una parte dello stabilimento Tazzari, che si trova nelle vicinanze del casello autostradale e del centro storico di Imola, non lontano dal circuito automobilistico. Scoprendo non solo una rinnovata gamma di veicoli elettrici, ma anche la viva realtà industriale di un gruppo dal carattere familiare, creato da Giorgio Tazzari nel 1963 con la prima fonderia di allumino, che unisce le capacità tecniche all’entusiasmo, e spazia in numerosi settori nei quali la tecnologia può essere applicata. Il gruppo comprende fonderie d’alluminio e si occupa di meccanica, anche per conto terzi; in più, progetta e produce modelli elettrici, alcuni con proprio marchio, o per altri costruttori, vendendo anche tecnologie e know-how. Tutte qualità che hanno reso celebri le aziende italiane nel mondo.

Partiamo dai veicoli provati, a cominciare dal nuovo Minimax. Rispetto alla precedente Zero, la filosofia estetica e funzionale è radicalmente cambiata: prima era un commuter urbano divertente, dalla natura quasi kartistica, ora un veicolo più funzionale e spazioso, in rapporto alle dimensioni esterne, ma sempre agile e divertente. Se la Zero ricordava una piccola derivata dalle linee Corvair di fine anni ’60, la Minimax si ispira piuttosto alla Zele e alla ricerca funzionale degli anni ’70: sostanzialmente è un cubo rastremato, con il parabrezza incllinato e un vano sporgente posteriore per aumentare lo spazio del baule da 240 a 400 litri, sfruttando al massimo l’abitacolo a due posti. Minimax 45 e 80 sono omologati rispettivamente come quadriciclo leggero L6e, guidabile da 14 anni con patentino AM, e pesante L7e (16 anni con patente B1, 18 anni con patente B), e misurano 212 cm di lunghezza e 120 cm di larghezza; la velocità massima è di 45 km/h per la versione più piccola, e 80 km/h per l’altra, con due taglie possibili di batterie, e autonomia che può superare i 200 km. Non è un mezzo destinato alle autostrade, quindi, ma in realtà permette anche lunghe percorrenze su strada normale, calcolando bene i punti di ricarica.

Si sale a bordo della Minimax attraverso un’ampia portiera ad apertura controvento, a richiesta, che dispone anche di vetratura nella parte inferiore, aumentando luminosità e controllo degli ostacoli; prima di salire, occorre posizionare nel parabrezza una smart card identificativa, e quindi premere sulla plancia il classico pulsante Start. Il semplicissimo cruscotto lineare è in realtà molto funzionale, grazie allo schermo al centro e ai pulsanti per la regolazione dell’aria condizionata, optional, mentre il volante a tre razze con il logo della doppia Z preannuncia una guida divertente. Sia all’interno che all’esterno, l’elemento maggiormente in evidenza è il telaio, robusto e leggero, intorno al quale sono collocati tutti gli elementi della vettura, compreso il frontale caratterizzato da una «linea» orizzontale con logo al centro e sottolissimi luci a LED. Frontale, anche in abs colorato, e telaio sono disponibili con varie possibilità di contrasti cromatici, per personalizzare il più possibile la Minimax. Nell’abitacolo, l’effetto è quello di una «struttura rivestita», che, pur tenendo conto della praticità del modello, fa fare un salto nel mondo motociclistico: in effetti, Tazzari produce telai ultraleggeri, di produzione e da corsa, che sono diffusi tra i più noti produttori di due ruote, insieme ad altre componenti anche per le automobili, come ad esempio le turbine.

Quella che si prova al volante è una sensazione di guida a metà strada tra auto e moto: il telaio e le sospensioni garantiscono stabilità, mentre il diametro di sterzata è ridotto, senza il rollio eccessivo che avrebbe potuto essere generato dalla forma squadrata. L’insieme, è quindi, adatto ad una buona tenuta di strada, come dimostrano le ruote da 14” all’estremità: la parte anteriore delle ruote è di fatto scoperta come in una moto, per aumentare il passo e offrire maggiore libertà di movimento. La trazione anteriore, con motore elettrico anteriore trasversale e batterie sotto i sedili, rende più istintivo il controllo, con la presenza di 4 freni a disco di serie con ABS a richiesta, e di una retrocamera in opzione che semplifica anche le manovre di parcheggio. Ci sono poi due modalità di guida: Eco permette di risparmiare energia, Sport consente scatti da kart.

Dal punto di vista commerciale, potrebbe avere un certo seguito nelle amministrazioni locali il Minimax Cubo, versione per il trasporto merci, sempre a due posti, ma con telaio allungato; è disponibile in versione con coda Pickup o Van, capace di trasportare carichi in formato euro pallet, oppure Naked con coda liberamente personalizzabile. Per questo veicolo, le batterie previste sono di tre taglie, per ottenere fino a 300 km di autonomia. Nella prova, la maggiore lunghezza non ha impedito di conservare agilità e maneggevolezza, conservando le caratteristiche positive dell’altra versione, con maggiore versatilità di carico.

Nella Minimax, i difetti sono sostanzialmente i suoi stessi punti di forza: l’abitacolo è più accogliente in versione chiusa da portiere e climatizzata -ha anche un ottimo impianto stereo e dei comodi sedili, ma è comunque vicino al mondo motociclistico e sportivo, anche per quel che riguarda l’isolamento acustico. La finitura è solida, ma artigianale, così come alcune soluzioni costruttive, ad esempio i piccoli finestrini scorrevoli. La Minimax è immatricolabile solo come quadriciclo, e il prezzo, anche se allineato ai costi alti degli attuali veicoli elettrici, è comunque quello di un modello artigianale, e non di un prodotto industriale in grande serie: si parte da circa 16.000 euro al netto d’IVA per una Minimax 45 senza portiere, e si sale con una certa facilità aggiungendo gli optional. Per un utilizzo privato in Italia è facile dover ricorrere agli incentivi statali e locali, e a formule rateali o di noleggio a lungo termine: più immediatamente spendibile, invece, l’utilizzo per pubbliche amministrazioni, società commerciali o, appunto, flotte di car sharing nei centri urbani. La versione Cubo, in particolare, ha molti vantaggi per la sua versatilità ed economia, per le basse emissioni e per le ottime doti stradali.

Il mercato di queste divertenti e tecnologiche vetture, comunque, non è solo italiano, e a maggior ragione lo è per l’ultima evoluzione del precedente modello Zero: la versione Zero 4, con le carrozzerie Buggy che ricorda le storiche dune buggy, oppure Zero 4 OpenSky Sport, più simile ad una «spiaggina» o una piccola fuoristrada, come le storiche Citroen Mehari. Abbiamo avuto modo di provare proprio la OpenSky Sport, che dispone di 4 posti ma anche della trazione posteriore come nella precedente Zero. Il veicolo, omologato come quadriciclo L7e, è un mini SUV con ruote tassellate e adatto ad un fuoristrada non estremo -pensando tradizionalmente alle «dune di sabbia»: le modalità di guida qui sono ben tre, così come le velocità di ricarica, e il divertimento di guida è forse ancora più accentuato, grazie ad una carrozzeria leggermente più grande (314 x 150, con altezza di 160 cm e passo di due metri) e alla spinta del motore da 20 CV, che garantiscono una velocità di 90 km/h ma soprattutto uno scatto motociclistico, senza rapporti al cambio, con un peso che non raggiunge i 700 kg.

L’estetica è molto curata, con un telaio anche qui portante e roll bar in alluminio, che costituisce tutta la «cella» superiore, e un tetto rigido appoggiato sulla struttura nella versione provata -ma ci sono numerose varianti, anche estetiche e cromatiche- e con montanti posteriori copribili in tela, come nei fuoristrada. Le portiere sono amovibili, e la vettura è orientata ad una guida divertente, con una plancia simile a quella della Minimax, che però manca di aria condizionata, vista la struttura più aperta e adatta a climi caldi. L’autonomia può arrivare a 180 chilometri, grazie anche al recupero di energia evoluto, e con la ricarica all’80% in meno di un’ora per le batterie più performanti; al bagagliaio, invece, si accede dal vano posteriore con la grande ruota di scorta in evidenza: si parte da 40 litri, ossia poco più di qualche sacchetto della spesa, ma facendo a meno dei posti dietro si arriva a ben 750 litri di carico. La «spiaggina» perfetta, insomma, per i luoghi di mare classici che richiedono questo tipo di auto, ma anche per località di villeggiatura, italiani e stranieri, che richiedono questo genere di modelli anche per i noleggi stagionali. Sempre nello stesso ordine di grandezza i prezzi -un po’ meno di 16.000 euro senza IVA per la versione base senza door frame e tetto: siamo sempre di fronte a un veicolo elettrico e artigianale, interamente realizzato nella Motor Valley e dalle doti tecniche e stradali progettate da un’azienda specializzata.

Attendiamo ora di provare la moto elettrica, la Italian Volt Lacama, che promette alta tecnologia e prestazioni superiori: stay tuned!

Grazie a Tazzari Group e a Maria Novella Casadio

#vcartestdrive