Disegni

Disegni di automobili: due Ferrari di Aldo Cerri e breve considerazione sul «design disegnato»

Conosciamo le vetture disegnate da Aldo Cerri, più volte pubblicate su Virtual Car: un disegnatore e illustratore di professione, ma non un designer attivo nel settore della produzione automobilistica, se non per alcune esperienze professionali come ad esempio una consulenza in Fiat. Con una buona mano, si possono disegnare automobili anche per pura passione: ad esempio, le due Ferrari proposte, una sorta di nuova Modulo ispirata alla celebre Ferrari Modulo Pininfarina di Paolo Martin, e un’inedita Ferrari Testarossa. Attraverso il disegno, si recuperano idee dal passato, cercando di elaborare in forma originale certe tendenze stilistiche in voga (come ad esempio le prese d’aria), mantenendo comunque l’immagine del brand.

Oltre ai due disegni, vi proponiamo un breve scritto di Aldo Cerri proprio sul tema del design «disegnato»: la fase del disegno o dello sketch più o meno elaborato, permette di esprimere con gran fantasia un gran numero di idee, ma anche di esaltare al massimo l’esperienza estetica, elemento da sempre connaturato alla carrozzeria automobilistica.

Quello cui il mondo del progetto e della cultura dell’automobile si è sempre affidato, in parte inconsapevolmente, è il mito e l’archetipo della ruota, inventata intorno al 3500 a. C. in Mesopotamia dai Sumeri e che oggi fa muovere l’automobile. Ciò che l’automobile esprime simbolicamente è il bisogno umano di errante isolamento, fino a identificarne il possesso con l’affermazione individuale nella società. Il suo aspetto tecnico e quello estetico rappresentano anche il grado d’avanzamento di una collettività e la sua condizione ideologica contemporanea dentro il consumismo. Sia pure a fronte di un numero crescente di modelli d’automobili oggi prodotti, un grande numero d’idee e di disegni di stile realizzati da professionisti e appassionati di design, rimane nei cassetti nei centri di progettazione e negli studi di anonimi artisti senza che il pubblico possa vederli e gustarne fantasia e immaginazione.

Questa vasta realtà rappresenta il mondo del design disegnato, nascosto per interessi commerciali e logistici, meriterebbe per un fatto squisitamente artistico e culturale di essere reso pubblico. Il mito dell’automobile espresso artisticamente solo con dei disegni preliminari, va oltre l’interesse economico dei produttori, appartiene all’intelligenza dell’uomo e per questo non può e non deve essere limitato dagli interessi di produzione industriale. Se poi consideriamo che il modello produttivo consumistico materiale non sia estendibile a tutti dappertutto, poiché la popolazione mondiale è destinata ad aumentare e le materie prime a esaurirsi, il consumo estetico, e non solo delle linee dell’automobile, dovrà esercitarsi in modo virtuale, appunto con il design disegnato.

L’automobile appartiene al mito della modernità ed è anche un sintomo di una società che vuole muoversi liberamente cui nessuno sfugge, anche se da più parti e per interessi diversi si vuole ridurla a semplice oggetto d’uso pratico. Esistono musei dell’automobile in cui ci si limita a esporre vetture uscite dalle fabbriche, costruite per funzioni diverse, ma l’automobile non è solamente questo è una realtà soggettiva che va oltre gli interessi produttivi del capitalismo: è qualcosa di culturalmente e artisticamente più ampio. Certo, sono state realizzate delle dream car, show car e concept car, esercizi stilistici, dove la fantasia artistica e la sperimentazione tecnica e scientifica è predominante rispetto alla normalità della funzione pratica. Questi studi sono atti a provare idee nuove e verificare le reazioni del pubblico, per testare e indirizzare i gusti del mercato nella direzione di saper scegliere. Nel 1952 Max Bill (frequentò il Bauhaus) affermava: «possiamo definire una forma cercando di non commettere lo sbaglio di considerarla il risultato relativo solo a dati tecnici. Che lo vogliamo o no le forme subiscono l’influenza dell’arte moderna». Boccioni con l’opera “Forme uniche nella continuità dello spazio”, mette in mostra come le forme ci appaiono quando sono in movimento, così pure Balla con “L’automobile da corsa “.

Credo in definitiva che difficilmente sarà possibile, nell’immaginario collettivo, ridurre l’automobile alle semplici esigenze funzionali, anche se tecnicamente innovative; il pubblico cercherà sempre nell’automobile le belle e affascinanti linee disegnate dalle matite degli stilisti e dei designers.

Aldo Cerri, 28 marzo 2018