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Le mostre «Marcello Gandini, Genio nascosto» e «Auto che passione!» al MAUTO di Torino

Periodicamente, Virtual Car torna in uno dei luoghi più interessanti per tutti gli appassionati di automobilismo e storia dall’automobile, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino (MAUTO). Ne abbiamo seguito l’intera storia della rinascita in un allestimento moderno e internazionale, adatto anche a persone non appassionate soltanto di automobili, ma capace di inquadrare il mondo dell’auto in un contesto globale e intergenerazionale; ne abbiamo segnalato più volte anche i servizi interni, a cominciare dal completo centro di documentazione e dal centro di restauro, fino alla visita a presentazioni e mostre tematiche, con veicoli rari esposti ma anche notizie storiche e ricerche molto complete. Attualmente, le mostre temporanee sono due. La prima è dedicata a Marcello Gandini (visitabile fino al 30 giugno 2019), definito «genio nascosto» per almeno due motivi: il carattere schivo e umile di una delle più grande «matite» della storia automobilistica di tutti tempi, e il suo essersi celato per tanto tempo dietro il brand Bertone, guidato da Nuccio, sempre abilissimo nella scelta dei collaboratori e nella definizione di un’identità intelligente di atelier. Tra le auto di Gandini mancava solo la Lamborghini Marzal, vettura da sogno per tanti bambini e adolescenti degli anni ’60, magari poi divenuti designer professionisti, rientrata in Lamgorghini e sostituita a una bella Urraco nel tipico colore arancione pastello: ma di motivi per sognare ce ne sono comunque tantissimi. Le linee affusolate, poi divenute spigolose, sempre estreme e slegate da ogni contesto per offrire visioni da sogno, nelle concept car e nelle sportivissime vetture di serie, costituiscono un’unità di linguaggio e di passione difficilmente raggiungibili e replicabili, ma ai quali ogni designer attuale dovrebbe comunque far riferimento nella definizione dell’estetica automobilistica. Ci sono pietre miliari nel settore delle concept car, come la bassissima e lenticolare Stratos Zero o l’Alfa Romeo Carabo, che Bertone stesso usò come «modella» per una celebre fotografia che lo ritraeva, ma anche l’Autobianchi Runabout, sportiva estrema e compatta a motore centrale, che darà origine a X1/9 e Strato’s. C’è il raro prototipo della Alfa Romeo Montreal, ma anche una delle supercar più celebrate di tutti i tempi, la Lamborghini Miura, e altre affascinanti Lamborghini e Maserati. E non mancano i modelli di serie, per dimostrare che stilemi specifici e forme intelligenti potessero essere trasferite in utilitarie, come la Mini Innocenti prodotta a Lambrate, la Renault Supercinque o le immagini della Audi 50, oppure in berline come la Citroen BX (qui nella primitiva concept Bertone Tundra ancora a marchio Volvo). Video e interviste d’epoca illustrano il racconto delle creazioni di Gandini nel momento della nascita, lanciando trasparire un entusiasmo d’altri tempi, mentre testi e video raccontano la storia del designer, fino ad un interessantissimo pannello che raccoglie, come in una sorta di patchwork artistico, disegni e progetti autografi dai temi più svariati: tutti con l’impronta del «genio» multiforme e per certi versi leonardesco, una caratteristica che accomunava un gruppo di designer, ristretto ma fondamentale, in un momento particolarmente felice per la storia del design in Italia.

Fino al 30 giugno, c’è anche un’altra mostra molto interessante per i temi di Virtual Car: si intitola «Auto che passione!» e racconta con sei rare auto d’epoca e oltre 30 opere come manifesti ed opuscoli di maestri della grafica (Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Marcello Nizzoli, Plinio Codognato) la storia delle relazioni tra design automobilisitico e grafica pubblicitaria e di comunicazione. Uno spazio nuovo per le mostre temporanee al Salone, che è anche occasione per ammirare le illustrazioni di Carlo Biscaretti di Ruffìa, fondatore del museo, che fu ottimo grafico pubblicitario, e anche illustratore e umorista.

E proprio dei temi del futuro del Museo, tra i quali anche le prossime mostre, abbiamo avuto modo di parlare con la direttrice Mariella Mengozzi, che dopo un passato in Disney e in Ferrari, guida il museo da circa un anno. Tante sono le idee per un museo nazionale dell’automobile ora del tutto nuovo, ma che ancora deve lavorare sull’identità, a cominciare da un nuovo marchio e un rinnovato logo: le potenzialità del museo, già al vertice in tanti settori sul tema dell’automobile, lascia ancora spazio a molteplici iniziative. C’è la collaborazione con altri musei, con le case automobilistiche ma anche con realtà importanti del territorio come il Salone di Torino Parco del Valentino, la ricerca di nuovi sponsor, il potenzialmento delle attività esistenti, fino alle grandi mostre in preparazione: i 40 anni di Auto & Design e i 30 anni dello IED di Torino, e poi nel 2020 i 70 anni della Formula 1 e altre importanti ricorrenze, lasciando ancora più spazio alle iniziative dedicate al motorsport, grazie anche a nuove donazioni e collaborazioni. Insomma, un museo che non ha più il solo scopo della conservazione e del restauro, ma capace di far conoscere la variegata realtà dell’automobile, anche alle nuove generazioni.

Le immagini della mostra «Marcello Gandini, Genio nascosto» nella galleria di Facebook
Le immagini della mostra «Auto che passione!» nella galleria di Facebook